sabato 4 ottobre 2014

#Toro d'Europa#GrazieQuaglia#ForzaToro

Ciao ragazzi!
Finalmente siamo tornati!
Scusate se per tutto questo tempo non abbiamo scritto post ma... ehm... insomma...
Vabbè, bando alle ciance, vi lascio al racconto della partita Torino - Copenhagen di Europa League del 2 ottobre 2014 che il mio ex-maestro ha definito degno di Gianni Brera...
Adesso godetevi la febbre da Toro!

Torino 1 – 0 Copenhagen
C
lassico. Classico per il Toro. Contro il Copenhagen, quando all’Olimpico sbarca l’Europa che non conta ma che adesso conta eccome, in quello sciagurato giovedì 2 ottobre di Europa League, con in programma la seconda giornata (alla prima il Toro ha pareggiato 0-0 in casa del Bruges) proprio non riusciamo a segnare. E dire che ci stiamo provando in tutti i modi, ma niente! Sempre qualcosa a impedirci di andare in vantaggio. Martinez che sbaglia solo contro il portiere, quella maledetta traversa che al 22’ impedisce a Moretti di segnare, quel dribbling in più del solito, esagerato Martinez con conseguente tiro che va a stamparsi sui cartelloni pubblicitari al 27’. Le proviamo tutte con i danesi che stanno a guardare e che creano solo con Cornelius su calcio d’angolo al 37’, ma il gol tanto cercato e atteso non arriva. Primo tempo: 0-0. Anche oggi si prospetta un immeritato pareggio a reti bianche. Pareggio che significherebbe  terzo posto con due punti dietro a Bruges e Copenhagen a quota quattro e vorrebbe dire giocarsi tutto nelle prossime due partite con l’Helsinki, squadra sulla carta più scarsa del girone, sperare in due pareggi tra le altre due avversarie, molto più quotate (specialmente il Copenhagen che è stato eliminato ai preliminari di Champions da una squadra del calibro del Bayer Leverkusen e che l’anno scorso ha fermato sul pareggio i cugini pigiamati di Venaria compromettendo così il loro girone) e cercare di non fare disastri nelle ultime due giornate in Danimarca e all’Olimpico. Complicatissimo. Non resta che vincere, per mettere in tutto in discesa.
Ma torniamo alla partita. I migliori del primo tempo del Toro sono stati Martinez nonostante abbia sprecato un po’ troppo, l’instancabile Molinaro dai cui piedi spiovono cross su cross in area e Sanchez Miño dai dribbling sopraffini. Il peggiore Amaurì (con l’accento sulla ì), che all’inizio della sua breve (si spera) avventura granata non ha ancora fatto niente.
L’arbitro fischia. È iniziato il secondo tempo. Speriamo di non essere così sfortunati…
Anche nel secondo tempo il copione non cambia: il Toro crea, il Copenhagen sta a guardare. Due tiri di Gazzi al 52’ e al 62’ terminano uno fuori e l’altro sul difensore avversario, e in mezzo entra Nicklai Jorgensen, al 58’ come nella sfida all’Helsinki dove entra e segna una doppietta decidendo la partita. Capitan Glik, Moretti, Maksi, controllatelo bene altrimenti… Altri due tiri senza fortuna di Sanchez Miño e Molinaro prima che entri, al 69’, il grande numero 7: Omar El Kaddouri per lo stesso Sanchez Miño. Ma questo è il primo cambio illustre e geniale che Ventura farà… Infatti al 72’ esce Martinez (con grande rammarico mio e di mio papà: “Perché?! Doveva uscire Amaurì (con l’accento sulla ì), cavolo! Non lo vede il buon Ventura che non ha fatto niente per 72 minuti?!” nda) ed entra Lui, il grande, il Salvatore dal solo difetto (comune anche per Amaurì (con l’accento sulla ì)): l’aver giocato nei Gobbi. Entra con la sua classica disinvoltura, due metri e cinque, biondo, occhi azzurri, Fabio il Magnifico (per chi non l’avesse ancora capito al posto di Martinez è entrato Quagliarella) che sarà provvidenziale per lo svolgimento della partita. Al 78’ entra anche Larrondo, per Amaurì (con l’accento sulla ì), finalmente sostituito. Siamo ormai alla fine della partita quando Benassi guadagna un calcio d’angolo. Né io né mio padre crediamo più in questa vittoria, tanto che gli dico: “Adesso dobbiamo cercare di vincere due volte contro l’Helsinki e non fare catastrofi conto Bruges e Copenhagen al ritorno”. Ignari di cosa il fato che tanto è stato cattivo con noi in 108 anni di storia ha in serbo per noi granata e non sembra smentirsi, ci prepariamo ad andare a dormire insoddisfatti e con un milione di calcoli di classifica e pensieri in testa. Ma il Toro, dopo il calcio d’angolo di Benassi, sembra non voglia muoversi dall’area di rigore danese. Ad un certo punto, un pallone viene scucchiaiato in area piccola… c’è Quagliarella… prova a stoppare… trattenuto… A quel punto i miei occhi vanno istintivamente sull’arbitro (il che è strano perché non avevo la più pallida idea di dove si trovasse, eppure i miei occhi sono andati a cercarlo e a trovarlo al primo colpo. Evidentemente i nostri occhi di tifosi sono programmati così…) che fischia e indica il dischetto. Calcio di rigore.
Mi alzo dal divano, trattenendomi dal non urlare di gioia, e insceno un balletto improvvisato ma muto (mia sorella sta dormendo) mentre mio papà grida ridendo sottovoce: “LO HA PITAO, LO HA PITAO! HAHA!!!” (L’HA FISCHIATO, L’HA FISCHIATO (il rigore nda). HAHA!!!) Mi risiedo e per un attimo mi passa per la testa un pensiero terribile: ‘E se questo rigore facesse la stessa fine di quelli di Larrondo ed El Kaddouri?’. Ma Quaglia è chirurgico: a recupero scaduto, su rigore il Toro vince in casa e mette in discesa il girone.
E raramente ho dormito così bene.

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