domenica 16 novembre 2014

Nozze d'oro

Eccoci di nuovo ragazzi con un altro testo di Lucs scritto tutto per voi! Buon divertimento!

Nozze d'oro

Questa storia che vi sto narrando si svolge domenica 5 ottobre 2014, ma comincia 
più di 50 (leggasi: cinquanta) anni prima.

“Ma come”, direte voi, “ci vuoi raccontare tutto quello che è successo nell’arco di 
cinquant’anni? Ma sei fuori o cosa?”. E invece è proprio così, cinquant’anni fa i miei 
nonni si conobbero, ed è quello l’inizio di una storia che dura fino ad oggi.

5 ottobre 2014. Oggi andiamo al pranzo di festeggiamento delle Nozze d’oro di Italo 
Mancinelli e Maria Cristina Valle, meglio conosciuti in famiglia come “I Nonni”. 
Dobbiamo andare fino a Canale d’Alba, non ci vorrà molto, un’oretta al massimo e 
siamo lì. Eh eh, ti piacerebbe… Quella mattina gioco un po’ all’iPad (per 
concentrarmi per il viaggio, ovviamente), la batteria arriva al 10% e lo dico a mia 
mamma (che come sempre quando si sta per partire è nervosissima) : “MAMMA, 
GUARDA CHE L’IPAD SI STA SCARICANDO, CHE FACCIO?”. Al primo tentativo, 
nessuna risposta. “MAMMA, HAI SENTITO?”. Al secondo, idem. “MAMMA, E 
ALLORA?”. Continua a non rispondere, io continuo a giocare.

Prima di partire facciamo un salto dai nonni, per andare a prendere i miei pro-zii e la 
cugina di mio nonno, oltre ai nonni, naturalmente. Nella nostra macchina viene con 
noi anche il mio pro-zio, che dopo ci spiegherà che voleva venire con noi perché 
nell’altra macchina si sarebbe annoiato (il mio pro-zio è un tipo strano). Andiamo noi 
per primi. Mia mamma accende l’iPad per il navigatore, guarda la batteria: 10%. Ed 
entra in panico.

“Ma Lucas… (sbuffa)” è la sua prima reazione, che sembra dire con aria rassegnata. “Cosa c’è?” dico con faccia da angioletto. “È al 10%...(risbuffa)”. “Lo so, te l’ho urlato tre volte”. È l’inizio di una discussione che si placherà solo a metà 
strada, prima: broncio. Alla fine prendiamo il TomTom (sempre un navigatore ma 
molto più stupido e presuntuoso: quando sbagli dice: ”Torna indietro appena puoi, 
lo sapevo che sbagliavi!” con una voce da bambina capricciosa di 8 anni*) e mia 
mamma (sempre più isterica) digita la destinazione: Canale. Arrivati a questo punto 
dovete sapere che in Italia ci sono almeno tre Canale: uno vicino a Viterbo e gli altri 
due in provincia di Asti. È proprio questo il problema: ce n’erano due vicini. Mamma 
sceglie il primo che viene: Canale di Cuneo. Non l’avesse mai fatto! Il nostro Canale è 
Canale d’Alba! Dopo un’ora di viaggio ci accorgiamo di andare in direzione Cuneo, 
quella sbagliata. A quel punto, l’apocalisse. Anche mio papà diventa isterico, litiga 
con mia mamma e decide: “Guida tu che io imposto la destinazione e controllo”. 
Usiamo l’iPad dei nonni, che ha un’applicazione che fa da navigatore che (non so 
come faccia), va anche senza Wifi.

Alla fine arriviamo al ristorante dove ci dicono che in molti si perdono da Torino a Canale. Non che ci consoli molto, però... Lì ci trattano benissimo, specialmente da quando sanno che mio papà è amico di un 
cliente di fiducia del ristorante… Il posto è molto bello e si mangia benissimo e tanto 
(tra un piatto e l’altro ci portano degli assaggini deliziosi). Io e mia sorella prendiamo 
gli immancabili agnolotti al sugo di arrosto, mentre gli altri prendono dei tajarin al 
burro e tartufi buonissimi (ma sono meglio senza tartufi: sanno di terra!). Il cuoco è
molto simpatico: quando scopre che i miei nonni celebrano le nozze d’oro fa portare 
una scritta “Auguri” fatta tutta di cioccolato (che, ahimè, non mi hanno permesso di 
mangiare...). Finita la cena, il cuoco viene a salutarci e dice: “Vabbè, io vado perché fra 
poco gioca la Juve (contro la Roma nda)”. Le delusioni della vita… Superato questo 
trauma, prendiamo il dolce. Cosa prendo io se nel menu c’è qualcosa che si chiama 
“Cioccolato” (un menu un po’ strano: c’era una cosa che si chiamava “Fantasia: 
dall’acqua in poi…” che abbiamo scoperto essere un sorbetto…)? Risposta esatta, 
proprio quello! (Anche “Cioccolato” era molto originale: del cioccolato in varie 
consistenze…). Nel frattempo i nonni ci raccontano come si sono conosciuti: prima 
ad una festa, poi si lasciano e poi si sposano! L’importante è avere le idee chiare… 

Alla fine facciamo una mini-passeggiata per Canale (mini perché anche noi avevamo 
la partita quindi…) e finalmente torniamo a Torino. Prima di partire avverto mia 
mamma: “Occhio che c’è una Turin anche in Centro-America…”. Per fortuna questo 
viaggio fila liscio senza intoppi e torniamo a casa senza problemi.

È stato un giro turistico per mezzo Piemonte interessante e con un’ ottima pausa-
pranzo e ci siamo tutti molto divertiti. Purtroppo il rientro a casa non è stato 
altrettanto divertente (la Juve ha vinto con un sacco di errori arbitrali ed è andata in 
testa alla classifica)…

*E va bene, lo ammetto: le voci sono registrate da me e da mia sorella e le frasi 
proposte da mio papà.

venerdì 14 novembre 2014

Da Pracatinat a Pinerolo - Una gita molto speciale


Eccoci di nuovo: oggi, testi a raffica! Cominciamo con il racconto della gita più bella fatta di tutti i tempi: a Pracatinat, in quarta. Voi ci siete stati?

Da Pracatinat a Pinerolo
Una gita più che speciale
Ed eccomi qui, in un lettino d’ambulanza con il mio maestro. Era una vacanza in cui mi dovevo divertire, e in effetti mi sono divertito tantissimo, fino ad adesso, ma oggi quel santo del mio maestro delle elementari è venuto a dirmi: “Lucas, preparati, che sta arrivando l’ambulanza”. L’infermiere ci sta spiegando un po’ per dove stiamo passando, “Questa è Villar Perosa, dove stanno gli Agnelli”, “Questa è…” ecc. per intrattenerci un po’, ma io non mi sento tanto tranquillo, con questa maledettissima gamba che continuo a non riuscire a piegare.
Aspetta, Lucas. Stop. Rewind. Come ci siamo arrivati qui?
Primo giorno. Evviva, si va a Pracatinat! L’emozione è altissima, quel 13 maggio 2013. Si parte alle 10, come da programma. Cosa faremo? Come andrà il viaggio? Ci divertiremo? Beh, per questo abbiamo già una risposta: sicuramente sì.
Il viaggio va… il viaggio va… insomma… per gli altri bene, ma per me e Bakar solo benino. Vomitiamo entrambi, ma pazienza, son cose che capitano. Verso le 12 arriviamo a Pracatinat, una struttura gigante e bellissima costruita dagli Agnelli che prima serviva da sanatorio per gli operai della FIAT. Quando arriviamo abbiamo il tempo di mettere le valigie in camera (tutte doppie meno una tripla) e dopo… se magna! Mamma mia che buono il cibo! Altro che mensa! Alla fine festeggiamo anche il compleanno di Suying con la torta. Alle due usciamo con la nostra guida, Alice, che fa l’antropologa ed è simpaticissima. Infine facciamo anche merenda con pane e cioccolato. Torniamo e subito il “gruppo del calcio” si mette a giocare. Cosa sarà mai uno spazzino che deve togliere le foglie dal campo di calcio, si gioca in quello da basket che però è di cemento. Tutto fila liscio fino a quando non faccio uno scatto e qualcuno, non si è ancora riusciti a capire chi è stato, mi fa lo sgambetto (involontariamente, ovvio), e cado a terra. Solo che cado malissimo, appoggiando tutto il peso sul ginocchio sinistro. Cavolo, che male! Purtroppo non posso più giocare.
Alla sera ci divertiamo, prima del film “Azur e Asmar”, un film bellissimo che ho visto miliardi di volte ma che rivedo molto volentieri, c’è la chiamata dei genitori, annunciata all’altoparlante, che il mio maestro descrive così: “Antonio Pisano al telefono!” “Dov’è Antonio?” “Era con Alberto” “Avrà sentito?” “Mah, vado a cercarlo” “Maestro, vado anch’io”. La giornata si è chiusa, ma non riesco ancora a piegare il ginocchio, che si è gonfiato notevolmente.
Secondo giorno. La sveglia dovrebbe suonare prestissimo, alle 7:30. Dico dovrebbe perché la mia e di Diego, impostata sul mio orologio, non suona, evidentemente non l’avevo attivata e allora viene mezza classe, quelli che si sono svegliati in orario, a bussare alla nostra porta. La colazione è stra-buona, cioccolata e fette biscottate. Che goduria! Alle nove è in programma la seconda scampagnata, di un giorno intero. Dovevamo fare un percorso molto lungo, ma ‘sto maledetto ginocchio non si decide a fare quello che dico io e spesso mi costringe a smorfie di dolore, e allora ripieghiamo su un percorso più corto e pianeggiante. Il momento migliore è quando avvistiamo, un po’ più in alto di noi, un numerosissimo branco di cervi. Tornando a casa dobbiamo anche attraversare un torrente, ma per stavolta il ginocchio non fa scherzi. Unico imprevisto, il mio maestro, che riesce anche a mettere un piede in acqua. Nel frattempo dei nuvoloni minacciosi si innalzano sulla comitiva, che riesce a tornare al coperto appena in tempo. La serata è fantastica, con un’ora in sala giochi tra calciobalilla e ping-pong (riesco anche a giocare una partita, ma perdendola, visto che già faccio schifo da sano, figuratevi con un ginocchio che sta male!), poi una lezione (che avrebbe dovuto essere all’aperto ma pioviggina e quindi niente) con videoproiezione sull’Universo e le stelle interessantissima. Alla fine… DISCOTECA!!! La musica dell’MP3 di Burì è mediocre, ma si divertono tutti. Anche il sottoscritto è riuscito a ballare, perché credo che si possa ballare anche agitando la testa e le spalle seduti su una sedia. Alle 22:30, come sempre, a nanna.
“Lucas, stai divagando. Torna al ginocchio!” Calma, calma; adesso arriva il bello…
Terzo giorno. Piove dal mattino. La giornata non promette bene. Per oggi niente uscite. Colazione buonissima come sempre e dopo un ripasso di tutte le cose fatte. Alla fine abbiamo fatto quattro cartelloni, per quattro scienze: quello degli zoologi, dei cartografi, degli storici e il nostro, dei botanici. Dopo pranzo usciamo, ma non tutti, no, solo il mio maestro e io. E perché solo me e il maestro?
E qua arriviamo al punto.
C’è stata un po’ di preoccupazione per il viaggio, visto che oggi il Giro d’Italia passa da qui. Alla fine tutto bene, arriviamo all’ospedale di Pinerolo senza problemi. Chissà cosa mi sono fatto. Speriamo… lì sono tutti simpaticissimi, specialmente una dei due infermieri che ci hanno accompagnato (purtroppo gobba…): quando siamo arrivati e ci siamo salutati mi ha detto: “Cambia squadra, mi raccomando…”. Io giro in sedia a rotelle, ma non mi fanno guidarla (sono capace: ho fatto pratica con quella di mia mamma quando ce l’aveva anche lei)… Ci avviamo per il primo piano e lì ci sediamo, sperando che non ci facciano aspettare troppo. Eh sì, ti piacerebbe. Ho il tempo di finire “Momo” di Michael Ende (ero a meno di metà) e di giocare un po’ con l’iPhone del maestro­. Finalmente ci fanno entrare e un’infermiera chiede al maestro: “Lei chi è? Il nonno?” “No, sono il suo maestro, siamo venuti in gita con la classe”. E lì succede il finimondo.
“Eh, guardi, mi dispiace, ma ci vuole un parente…” “Come un parente?!” risponde il maestro “Ma i suoi genitori sono a Torino!”. Da lì un milione di fax, telefonate tra il maestro, mio papà e la Direzione dell’ospedale, alla fine si riesce a delegare il maestro. Andiamo a fare la radiografia e mentre siamo lì vedo entrare una signora molto anziana. La rivedrò di lì a poco, ma pallida, immobile e con due ragazzi e i loro genitori in lacrime al capezzale del letto. Mi sento un po’ in colpa se penso che mi preoccupo per un ginocchio dolorante… Provo a non pensarci troppo. Alla fine mi fanno un altro paio di controlli (uno dei quali piegandomi il ginocchio fino a far toccare il polpaccio con la coscia quando io a malapena riesco a piegarlo un minimo. Ho odiato l’infermiere che me l’ha fatto) e finalmente mi fasciano il ginocchio. Anche lì un inconveniente, visto che portavo i jeans e con la fasciatura non potevo proprio muovere il ginocchio, e quindi alla fine hanno deciso di tagliarmi i jeans su un fianco fino a metà coscia. Tutto è andato per il meglio e tra qualche settimana mi potrò togliere la fasciatura. Quando aspettiamo il taxi che ci riporterà a casa rimaniamo in una sala d’attesa, dove il maestro si mette a parlare con una ragazza che avrà avuto sui 16 anni e sua madre che gli raccontano che la ragazza di colpo non è più riuscita a muovere il braccio e non se l’è sentito più e che aspettano dall’una (potevano essere le sette, sette e mezza). Lunga discussione sulla burocrazia italiana ed è arrivata l’ora di tornare a casa. Verso le 20 siamo arrivati e noto con piacere che i miei compagni (soprattutto le femmine) aspettavano con ansia il mio ritorno. I miei genitori mi chiamano e mi chiedono com’è andata, un po’ preoccupati, ed io li tranquillizzo dicendo che è andato tutto bene, mi hanno fasciato il ginocchio ecc. ecc... Normale amministrazione. Le cuoche (simpaticissime) ci hanno tenuto la cena in caldo e possiamo anche vedere un pezzo della finale di Europa League tra Benfica e Chelsea, visto che un’altra classe la sta guardando (beati…). Alla fine c’è una piccola discussione su dei soldi regalati (non avete le allucinazioni, c’è proprio scritto regalati) da Alberto ed Hamza a Nadia e Virginia, ma niente di che. Alle 22:30 si va a dormire. Siamo già al terzo giorno, ma per me la gita è ancora lunga…
Quarto giorno. Piove ancora (che sfortuna, il soggiorno era iniziato con un tempo così bello!), ma non saranno certo due goccettine a fermare la 4aA Sclopis! (detto in modo meno epico, si esce comunque). Oggi andiamo verso il forte che è molto vicino alla nostra struttura. A questo punto, il maestro, nel Diario di bordo di Pracatinat dice di aver fatto un giro nelle camere e di aver visto dei letti rifatti con cura. Arrivati a questo punto ci sono due possibilità: o ha guardato solo nella camera di Suying e, probabilmente per evitarsi un infarto, c’ha rinunciato, oppure comincia ad avere un po’ di problemi di vista. Io ed Alex, che nella notte ha avuto un po’ di tosse, però, rimaniamo dentro con la maestra Nadia. Gli altri invece escono, nonostante la pioggerellina. Purtroppo, dopo il ginocchio, mi viene anche la febbre, e vomito anche un po’ in camera. Quando i 20 coraggiosi tornano, dopo pranzo, fanno vedere a me e al maestro le scenette fatte il giorno avanti, che parlano del presente, del passato e del futuro in un paesino di montagna. Non prima, però, di una discussione sul caso dei soldi regalati del giorno prima. Dopo le scenette si fa merenda, sempre con panini al cioccolato, e alcune femmine non si staccano dalla mia sedia a rotelle. Eh, ci vuole tanta pazienza (ma proprio tanta). Nel frattempo mi sono già ripreso dall’influenza. A questo punto facciamo un gioco: Alice ci divide in tre gruppi: aquile, che possono mangiare le volpi e i roditori, volpi, che possono mangiare i roditori, e dei piccoli roditori di montagna, che invece vengono mangiati da tutto e da tutti. I roditori erano rappresentati da alcune matite: indovinate cosa facevo io con questo ginocchio: LA MATITA! Un gioco molto interessante e divertente. Alla fine, dopo cena, ci vediamo tutti insieme “Shrek terzo”. Quando andiamo a dormire stiamo tutti bene, per fortuna.
Quinto e ultimo giorno. Ci risvegliamo con la pioggia, ma ormai ci stiamo abituando. Io, evidentemente, ieri non mi sono ripreso del tutto e, con Virginia, vomitiamo prima di fare colazione. Alex ha ancora la tosse e adesso anche un po’ di mal di gola. Gli altri escono ancora, per fare delle capanne nel bosco vicino alla struttura, ma Virginia, Alex ed io rimaniamo in casa con la maestra Nadia. Dopo pranzo io ho recuperato, ma Virginia sta ancora male. Oggi si esce con un guardaparco che si chiama Bruno: vogliamo avvistare qualche animale. Finalmente ha smesso di piovere e i nuvoloni che ci hanno accompagnato per quasi tutta la vacanza sembrano essersi un po’ ritirati. Virginia e Nadia rimangono dentro con la maestra. Anche Alex ed io vogliamo uscire. Ne abbiamo abbastanza di stare dentro.
Camminiamo per tre quarti d’ora, senza avvistare nessun animale, ma vediamo degli anemoni e sentiamo dei fischi di marmotte.
Verso le 16:30 dobbiamo tornare, perché come sempre a questo punto della gita, sta ricominciando a piovere.
Quando stiamo tornando Hamza attacca un bottone grosso così al povero Bruno e, quando manca poco, non ce la faccio più e così mi faccio portare in spalle dal maestro. Incontriamo un signore che sta salendo che, vedendomi, dice: “Eh ma così non vale…”. Il maestro mi giustifica spiegandogli la situazione.
Quando siamo in struttura facciamo merenda, ci riposiamo un po’ ed è già ora di fare le valige; ma prima di cena Diego, Nicola, Oleg ed io troviamo mezz’ora per giocare a calcio (stavolta nel campo giusto), ma io mi devo accontentare di fare l’arbitro…
Cena, chiamate, giochi con le carte. E Hamza ha dei problemi di stomaco. Totale: Virginia, Alex, Hamza ed io. Tra noi sta girando l’influenza. Ed infine la discoteca. Non tutti, un piccolo gruppo di femmine se ne sta in camera a guardare “Shrek”. Sempre la musica mediocre di Burì, e stavolta ballo seriamente con tanto di trenino.
E poi a dormire. Domani si torna a casa. E non so se aggiungere un “purtroppo” o un “per fortuna”. Ma sono più tentato dal “purtroppo”.
Viaggio di ritorno e conclusione. Stavolta mi faccio furbo e mi siedo al primo posto, perciò oggi il viaggio fila liscio. All’arrivo in Piazza Statuto scopro che mia sorella ha deciso di copiarmi, ma non c’è riuscita troppo bene, visto che il mio male al ginocchio è maggiore.
La vacanza è andata benissimo, mi sono divertito un casino nonostante un paio di intoppi, ma mi ritengo piuttosto fortunato a scrivere questo testo con due gambe sane attaccate al corpo.

sabato 4 ottobre 2014

#Toro d'Europa#GrazieQuaglia#ForzaToro

Ciao ragazzi!
Finalmente siamo tornati!
Scusate se per tutto questo tempo non abbiamo scritto post ma... ehm... insomma...
Vabbè, bando alle ciance, vi lascio al racconto della partita Torino - Copenhagen di Europa League del 2 ottobre 2014 che il mio ex-maestro ha definito degno di Gianni Brera...
Adesso godetevi la febbre da Toro!

Torino 1 – 0 Copenhagen
C
lassico. Classico per il Toro. Contro il Copenhagen, quando all’Olimpico sbarca l’Europa che non conta ma che adesso conta eccome, in quello sciagurato giovedì 2 ottobre di Europa League, con in programma la seconda giornata (alla prima il Toro ha pareggiato 0-0 in casa del Bruges) proprio non riusciamo a segnare. E dire che ci stiamo provando in tutti i modi, ma niente! Sempre qualcosa a impedirci di andare in vantaggio. Martinez che sbaglia solo contro il portiere, quella maledetta traversa che al 22’ impedisce a Moretti di segnare, quel dribbling in più del solito, esagerato Martinez con conseguente tiro che va a stamparsi sui cartelloni pubblicitari al 27’. Le proviamo tutte con i danesi che stanno a guardare e che creano solo con Cornelius su calcio d’angolo al 37’, ma il gol tanto cercato e atteso non arriva. Primo tempo: 0-0. Anche oggi si prospetta un immeritato pareggio a reti bianche. Pareggio che significherebbe  terzo posto con due punti dietro a Bruges e Copenhagen a quota quattro e vorrebbe dire giocarsi tutto nelle prossime due partite con l’Helsinki, squadra sulla carta più scarsa del girone, sperare in due pareggi tra le altre due avversarie, molto più quotate (specialmente il Copenhagen che è stato eliminato ai preliminari di Champions da una squadra del calibro del Bayer Leverkusen e che l’anno scorso ha fermato sul pareggio i cugini pigiamati di Venaria compromettendo così il loro girone) e cercare di non fare disastri nelle ultime due giornate in Danimarca e all’Olimpico. Complicatissimo. Non resta che vincere, per mettere in tutto in discesa.
Ma torniamo alla partita. I migliori del primo tempo del Toro sono stati Martinez nonostante abbia sprecato un po’ troppo, l’instancabile Molinaro dai cui piedi spiovono cross su cross in area e Sanchez Miño dai dribbling sopraffini. Il peggiore Amaurì (con l’accento sulla ì), che all’inizio della sua breve (si spera) avventura granata non ha ancora fatto niente.
L’arbitro fischia. È iniziato il secondo tempo. Speriamo di non essere così sfortunati…
Anche nel secondo tempo il copione non cambia: il Toro crea, il Copenhagen sta a guardare. Due tiri di Gazzi al 52’ e al 62’ terminano uno fuori e l’altro sul difensore avversario, e in mezzo entra Nicklai Jorgensen, al 58’ come nella sfida all’Helsinki dove entra e segna una doppietta decidendo la partita. Capitan Glik, Moretti, Maksi, controllatelo bene altrimenti… Altri due tiri senza fortuna di Sanchez Miño e Molinaro prima che entri, al 69’, il grande numero 7: Omar El Kaddouri per lo stesso Sanchez Miño. Ma questo è il primo cambio illustre e geniale che Ventura farà… Infatti al 72’ esce Martinez (con grande rammarico mio e di mio papà: “Perché?! Doveva uscire Amaurì (con l’accento sulla ì), cavolo! Non lo vede il buon Ventura che non ha fatto niente per 72 minuti?!” nda) ed entra Lui, il grande, il Salvatore dal solo difetto (comune anche per Amaurì (con l’accento sulla ì)): l’aver giocato nei Gobbi. Entra con la sua classica disinvoltura, due metri e cinque, biondo, occhi azzurri, Fabio il Magnifico (per chi non l’avesse ancora capito al posto di Martinez è entrato Quagliarella) che sarà provvidenziale per lo svolgimento della partita. Al 78’ entra anche Larrondo, per Amaurì (con l’accento sulla ì), finalmente sostituito. Siamo ormai alla fine della partita quando Benassi guadagna un calcio d’angolo. Né io né mio padre crediamo più in questa vittoria, tanto che gli dico: “Adesso dobbiamo cercare di vincere due volte contro l’Helsinki e non fare catastrofi conto Bruges e Copenhagen al ritorno”. Ignari di cosa il fato che tanto è stato cattivo con noi in 108 anni di storia ha in serbo per noi granata e non sembra smentirsi, ci prepariamo ad andare a dormire insoddisfatti e con un milione di calcoli di classifica e pensieri in testa. Ma il Toro, dopo il calcio d’angolo di Benassi, sembra non voglia muoversi dall’area di rigore danese. Ad un certo punto, un pallone viene scucchiaiato in area piccola… c’è Quagliarella… prova a stoppare… trattenuto… A quel punto i miei occhi vanno istintivamente sull’arbitro (il che è strano perché non avevo la più pallida idea di dove si trovasse, eppure i miei occhi sono andati a cercarlo e a trovarlo al primo colpo. Evidentemente i nostri occhi di tifosi sono programmati così…) che fischia e indica il dischetto. Calcio di rigore.
Mi alzo dal divano, trattenendomi dal non urlare di gioia, e insceno un balletto improvvisato ma muto (mia sorella sta dormendo) mentre mio papà grida ridendo sottovoce: “LO HA PITAO, LO HA PITAO! HAHA!!!” (L’HA FISCHIATO, L’HA FISCHIATO (il rigore nda). HAHA!!!) Mi risiedo e per un attimo mi passa per la testa un pensiero terribile: ‘E se questo rigore facesse la stessa fine di quelli di Larrondo ed El Kaddouri?’. Ma Quaglia è chirurgico: a recupero scaduto, su rigore il Toro vince in casa e mette in discesa il girone.
E raramente ho dormito così bene.

domenica 1 settembre 2013

Blognovela - 6° puntata

Scusateci per la piccola vacanza che ci siamo concessi, ma fra qualche ora tornerà Lucix e torneremo ad andare sparati!

...Il mitico Francesco Cherubini!!! Il ragazzo più carino della scuola per cui Martina aveva una cotta incurabile  dalla prima liceo! Lui non si sarebbe mai sognato di uscire con delle ragazze così poco popolari, come lo erano Martina e Benedetta.
A quel punto Benedetta divenne tutta rossa e si allontanò un poco. Martina che era ancora a terra, solo a quel punto alzò lo sguardo e vide Francesco.
Martina-eeehhhm…ma Benny, in fondo non è così grave…….
A quel punto si alzò scattante in piedi e tese la mano verso Francesco:
Martina- piacere, Martina Rossi
Francesco- ciao, Francesco…
Martina- …Cherubini! Lo so, lo so…tutta la scuola lo sa!
Francesco- ooook…scusa, ma ora devo proprio scappare.. ci si sente Martina!
E corse via.
Benny che era stata in silenzio tutto il tempo e ora sbottò:
Benny- Martina! Ma che fai!?! “…Cherubini! Tutta la scuola lo sa!” ma che ti è venuto in mente! È un’ occasione unica di parlare con Lui…e tu dici che sai come si chiama! Ma sei fuori?!?
Martina- bè…io….
E cadde a terra svenuta……(continua)

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Ahò, siamo a Roma!

Questa pasqua siamo andati a Roma, la città eterna. Qui di seguito vi raccontiamo cos'abbiamo fatto e dove siamo stati.

Per prima cosa vi racconteremo la visita al Colosseo, è un  po' deludente dall'interno ed in più, a meno che non si abbia prenotato il biglietto, bisogna fare ore di fila (ma noi avevamo prenotato).
Nelle foto sotto e a lato si vedono l'interno e l'arena. Non tutti sanno che sotto l'arena c'era una specie di labirinto per il quale si facevano passare le bestie che poi salivano attraverso una botola, e non tutti sanno che il
nome vero del Colosseo è "Anfiteatro Flavio".


Questa è la fontana di Trevi.Qui Lucs solletica una statua
Visitando piazza San Pietro non sapevamo che di lì a poco si sarebbe affacciato il nuovo papa: Francesco

martedì 27 agosto 2013

Blognovela - 5° puntata

Ecco la quinta puntata della Blognovela in due giorni:

Si svegliarono di buon mattino e, per prima cosa, Martina si misurò la febbre. Totalmente in salute! Forse tutto quello shock e la sua migliore amica l’ avevano fatta rinsanire. Ma non importava perché si era già fatto molto tardi e loro dovevano andare a scuola.
Una volta preparate, Benny e Martina si incamminarono. Stavano appunto chiacchierando quando Benny ricevette una telefonata:
Benny- Pronto?
Mamma- ciao amore, che fai?
Benny- ciao mamma! Sto andando a scuola con Martina.
Mamma- ah, bene bene…ma la merenda ce l’hai?
Benny- sì mamma, me l’ha data Michela (la mamma di Martina)…
Mamma- so bene chi è Michela!
Benny- si lo so mamma, era per precisare. Si, ok, però io ora vado eh! Ti voglio bene…si ciao ciao ciao ciao…
E chiuse la telefonata.
Benny- certo che mia madre a volte è proprio asfissiante!
Martina- ahahahahahahahaha! Ma non credere anche la mia a…
A quel punto la loro conversazione fu interrotta da un ragazzo che passò correndo e le urtò, facendo cadere Martina.  “ Eh guarda dove metti i piedi, babbeo!” urlò Benedetta, a quel punto alzando lo sguardo vide che il ragazzo che lei aveva chiamato “babbeo” poco prima era…..(continua)

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lunedì 26 agosto 2013

Barzelette 2


Per la seconda volta noi vi racconteremo altri esilaranti Barzellette! Godetevele tutte!

Una chiappa dice all'altra chiappa:" Che puzza che c'è in corridoio!"

Vi è piaciuta? Nel corso della settimana però tocca a voi, mandateci le più belle!